Questo settore si occupa essenzialmente di determinare e verificare le caratteristiche fisico/meccaniche di materiali ed apparecchiature che vengono largamente usati nella realizzazione di progetti edilizi. È questo il settore che si occupa, ad es., di pavimentazioni, collanti, impermeabilizzazioni ed infissi come elementi più ricorrenti ma che, di frequente, è chiamato a particolari sperimentazioni, non tradizionali, che possono essere di notevole importanza dal punto di vista di nuove soluzioni costruttive. Il settore è quindi particolarmente adatto a sperimentare nuove produzioni e ad eseguire prove richieste dalla committenza che non hanno riscontro normativo ed anche, talvolta, alla realizzazione di apparecchiature necessario per particolari metodologie di prova. Non ultimo è il servizio di verifica di manometri, flessimetri, anelli e chiavi dinamometriche che il settore offre. Tale servizio prevede, come nel caso della sperimentazione degli infissi, il rilascio della certificazione dei risultati subito dopo la fine delle prove. Nelle pagine successive sono elencate le prove più richieste con riferimento alla normativa italiana; questo non toglie la possibilità di eseguire prove e sperimentazioni anche secondo le normative estere od altre modalità preventivamente concordate.
1. PROVE SU PIASTRELLE SMALTATE
Scopo:
Verificare la fornitura dal punto di vista delle caratteristiche dimensionali, planarità e di parallelismo dei lati.
Metodica:
Norma UNI EN ISO 10545-2. Sui campioni in esame vengono eseguite una serie di misurazioni da cui tra l’altro, si evidenzia la scelta della fornitura.
Scopo:
Verificare la resistenza dello smalto alla graffiatura accidentale.
Metodica:
Norma UNI EN 101. La prova si esegue saggiando la superficie smaltata dei provini con i minerali della scala di Mohs. Viene indicato come risultato il grado di durezza riscontrato.
Scopo:
Quantizzare la capacità del campione in esame ad assorbire acqua (porosità).
Metodica:
Norma UNI EN 121. Mediante pesate dei provini allo stato secco ed imbibito si determina l’aumento in peso del campione.
Scopo:
Verificare la resistenza meccanica nel caso in cui la piastrella dovesse lavorare a flessione (es. errata posa in opera).
Metodica:
Norma UNI EN ISO 10545-4. Viene determinato il carico a rottura dei provini appoggiati su due coltelli a spigolo arrotondato. Il risultato viene espresso in Kg riferiti alla sezione di rottura.
Scopo:
Verificare la resistenza meccanica del campione nel caso di urti accidentali provocati dalla caduta di oggetti.
Metodica:
Regio Decreto 16/11/39. La prova viene eseguita facendo cadere una sfera di acciaio del peso di un Kg da altezze progressivamente crescenti fino a provocare la rottura del provino. Il risultato si esprime in Kgm.
Scopo:
Verificare la resistenza dello smalto del campione all’attrito provocato da materiale abradente che cade liberamente sulla sua superficie.
Metodica:
Norma UNI 4543-2. La prova si esegue lasciando cadere sul provino una quantità nota di abrasivo da una altezza prefissata ed in un tempo noto. Come risultato viene indicata la perdita in peso del provino.
Scopo:
Quantizzare la capacità del campione in esame ad assorbire acqua (porosità).
Metodica:
Norma UNI EN 176. La prova si esegue determinando l’aumento percentuale in peso del provino dopo permanenza di due ore in acqua bollente.
Scopo:
Verificare la resistenza meccanica nel caso in cui la mattonella dovesse lavorare a flessione (es. errata posa in opera).
Metodica:
Norma UNI EN ISO 10545-4. Viene determinato il carico a rottura dei provini appoggiati su due coltelli a spigolo arrotondato. Il risultato viene espresso in Kg riferiti alla sezione di rottura.
Scopo:
Verificare la resistenza meccanica nel caso di urti accidentali provocati dalla caduta di oggetti.
Metodica:
Règio Decreto 16/11/39. La prova viene eseguita facendo cadere sui provini una sfera di acciaio del peso di un Kg da altezze progressi vamente crescenti, fino a provocarne la rottura. Il risultato si esprime in Kgm.
Scopo:
Verificare la resistenza al gelo e quindi la capacità di non presentare scagliature per esposizioni in ambienti soggetti alla formazione di gelo.
Metodica:
Regio Decreto 16/11/39. Si eseguono cicli di trattamento alternato di permanenza in acqua a T. ambiente e successiva esposizione in ambiente frigorifero a T. – 10°C.
Scopo:
Verificare la resistenza all’usura provocata da attrito radente (simulazione dell’effetto provocato dal traffico).
Metodica:
Regio Decreto 16/11/39. Si determina il coefficiente di usura come altezza dello strato usurato dopo 1000 giri di trattamento al tribometro.
3. PROVE SU RIVESTIMENTI PLASTICI CONTINUI
Scopo:
Verificare la capacità del prodotto a non risentire negativamente dell’alcalinità del supporto.
Metodica:
UNI 8754. La prova viene eseguita condizionando il provino in ambiente alcalino ed osservandone poi eventualmente, le degradazioni avvenute.
Scopo:
Determinare la capacità del prodotto a proteggere efficacemente il supporto dalle intemperie.
Metodica:
UNI 8754. Mediante pesate allo stato secco ed a quello imbibito viene determinato l’AA% in peso. Valori superiori al 15 non indicano un buon grado di impermeabilità del prodotto.
Scopo:
Verificare la capacità del prodotto a nascondere eventuali fessurazioni che si dovessero formare sul supporto. La prova da anche una indicazione del grado di elasticità del prodotto.
Metodica:
UNI 8754. La prova viene eseguita mediante un elastimetro – realizzato dall’Istedil che provoca per trazione l’allungamento del provino fino alla comparsa di fessurazioni evidenziate da una luce posta al di sotto del provino.
Scopo:
La prova viene eseguita per verificare la resistenza strutturale e la stabilità del colore del rivestimento dopo prolungata esposizione alla luce solare.
Metodica:
UNI 8754. Il prodotto viene esposto a luce artificiale generata da una lampada da 500 W per 16 ore. Come risultato viene indicato il grado di scolorimento verificatosi (grado della scala dei grigi).
3.5 Adesione dopo semplice stagionatura
Scopo:
Determinare la capacità del prodotto ad aderire opportunamente al supporto.
Metodica:
UNI 8754. Mediante una prova di trazione si determina la forza necessaria a provocare il distacco del rivestimento dal supporto. Questa prova viene eseguita al termine dei 28 gg di stagionatura previsti dalla normativa.
3.7 Strappo dopo ciclo acqua calore
Scopo:
Verificare la capacità del prodotto di rimanere ancorato al supporto anche dopo essere stato sottoposto a choc termico per trattamento a caldo.
Metodica:
UNI 8754. Il prodotto stagionato viene sottoposto a cicli di 2 ore in acqua e 2 ore in stufa a 60 C. Dopo 20 cicli si esegue la prova di strappo. I risultati devono rientrare nei limiti previsti.
3.8 Strappo dopo ciclo acqua gelo
Scopo:
Verificare la capacità del prodotto di rimanere ancorato al supporto anche dopo essere stato sottoposto a choc termico per trattamento a freddo.
Metodica:
UNI 8754. Il prodotto stagionato viene sottoposto a cicli di trattamento di 2 ore in acqua e di 2 ore in ambiente frigorifero a -10 °C. Dopo 20 cicli si esegue la prova di strappo. I risultati devono rispettare i limiti posti.
Scopo:
Verificare la capacità del prodotto a lasciar “respirare” il supporto cioè, consentire all’umidità in esso contenuta, di fuoriuscire per evaporazione.
Metodica:
UNI 8754. La prova viene eseguita simulando l’esposizione delle due facce del rivestimento ad umidità diverse. Si eseguono misurazioni di peso della provetta a distanza di 24 ore fino a peso costante. Dalle perdite in peso rilevate, con opportune considerazioni, si ricava il coefficiente di resistenza alla diffusione del vapore.
4. PROVE SU MEMBRANE BITUMINOSE
Scopo:
Verificare la capacità del campione in esame di opporre una efficace barriera all’acqua.
Metodica:
Norma UNI EN 1928. Sulla superficie superiore della membrana si realizza una pressione pari a quella prodotta da una colonna d’acqua alta 6 metri. Dopo 24 ore di trattamento si indica o meno il passaggio di acqua attraverso il provino.
Scopo:
Verificare la resistenza della membrana alle deformazioni ed il grado di elasticità.
Metodica:
Norme UNI EN 12311-2. Mediante una prova di trazione si determina il carico massimo e l’allungamento a rottura. Tale prova si esegue su provini ricavati dal campione sia in senso longitudinale che trasversale.
Scopo:
Verificare la fragilità della membrana dopo esposizione a bassa temperatura.
Metodica:
Norme UNI EN 1109. Dopo condizionamento a bassa temperatura si esegue la piegatura dei provini attorno ad un mandrino cilindrico di diametro noto. Come risultato si indica il °C di temperatura a cui resistono i provini.
Scopo:
Verificare che nel caso di esposizione ad elevate temperature non si verifichi alterazione della membrana con successivo gocciolamento del bitume.
Metodica:
UNI 8202-18. Dopo condizionamento in stufa ad 80 °C si verifica l’eventuale gocciolamento del bitume.
5. PROVE SU ADESIVI PER PIASTRELLE DA RIVESTIMENTO
5.1 Determinazione del pot-life
Scopo:
Verificare il tempo di utilizzazione della pasta dopo la preparazione.
Metodica:
Direttive UEATC. Sulla pasta, preparata secondo le modalità previste, vengono eseguiti dei saggi con lo scopo di notare dopo quanto tempo dalla preparazione la pasta non può più essere utilizzata convenientemente.
5.2 Determinazione del film superficiale
Scopo:
Determinare il tempo necessario affinché sulla superficie della pasta a contatto con l’aria si formi una pellicola leggermente più solida della pasta stessa.
Metodica:
Direttive UEATC. Sulla pasta, preparata secondo le modalità previste, vengono eseguiti dei saggi per controllare il tempo di formazione del film superficiale.
5.3 Determinazione del tempo aperto
Scopo:
Determinare il tempo intercorrente tra il momento in cui la pasta viene stesa sul supporto e quello in cui una piastrella non può più essere incollata convenientemente.
Metodica:
Direttive UEATC. La pasta preparata secondo quanto previsto viene stesa sul supporto e ad intervalli regolari vengono posate alcune piastrelle. Si determina il tempo trascorso il quale l’adesivo non può più lavorare convenientemente.
5.4 Scivolamento su parete verticale
Scopo:
Verificare che l’adesivo sia in grado di non far modificare la posizione di una piastrella posata su una parete verticale (contrastare lo scivolamento per gravita della piastrella).
Metodica:
Direttive UEATC. Dopo l’applicazione della piastrella si determina l’abbassamento di un suo punto precedentemente traguardato misurandone lo spostamento dopo 24 ore.
Scopo:
Controllare il tempo disponibile per rettificare la posizione di una piastrella dopo averla preventivamente posata sull’adesivo.
Metodica:
Direttive UEATC. Dopo aver posato un numero prefissato di piastrelle ad intervalli regolari si provi a modificare la posizione ruotandole di 90 gradi. Si determina il tempo dopo il quale questa manovra non è più possibile.
Scopo:
Verificare la capacità dell’adesivo di mantenere incollate tra loro due piastrelle unite per le loro superfici inferiori.
Metodica:
Direttive UEATC. Due piastrelle vengono unite incollando le loro superfici inferiori. Delle due piastrelle una viene mantenuta in posizione orizzontale in modo che l’altra — incollata al di sotto — resti sospesa. Dopo 24 ore si verifica l’incollaggio.
Scopo:
Verificare la capacità del collante di realizzare un’adesione conveniente sulle piastrelle.
Metodica;
Direttive UEATC. Dopo stagionatura si determina — mediante una prova di trazione — a forza necessaria a produrre il distacco della piastrella dal suo supporto. Come risultato viene riportato il carico di rottura e di tipologia del distacco.
5.8 Adesione dopo risalita di umidità
Scopo:
Verificare l’adesione dopo che i provini sono stati posti in un letto di sabbia mantenuta umida per 48 ore.
Metodica:
Direttive UEATC. Dopo la stagionatura i provini vengono sottoposti ad un trattamento che simula la risalita di umidità dal supporto. Al termine del condizionamento si esegue la prova di adesione.
5.9 Adesione dopo l’azione del calore
Scopo:
Verificare l’adesione dopo choc termico per trattamento a caldo.
Metodica:
Direttive UEATC. Dopo la stagionatura i provini vengono condizionati per 10 giorni in stufa a 60 ° C e successivamente sottoposi alla prova di adesione.
5.10 Adesione dopo cicli acqua calore
Scopo:
Verificare l’adesione dopo trattamento con cicli alternati di esposizione all’acqua ed al caldo.
Metodica:
Direttive UEATC. Dopo la stagionatura i provini vengono trattati ciclicamente con acqua e successiva esposizione in ambiente a 60 °C. Al termine dei cicli viene eseguita la prova di adesione.
6.1 Flessione radiale e/o tangenziale
Scopo:
Verificare la resistenza meccanica.
Metodica:
Norma UNI ISO 3133. I provini, appoggiati su due coltelli a spigolo arrotondato, vengono sollecitati da un terzo coltello che agisce sulla mezzeria del provino con gradiente di carico prefissato fino a provocarne la rottura.
6.2 Compressione radiale e/o tangenziale
Scopo:
Verificare la resistenza meccanica del campione.
Metodica:
Norma UNI ISO 3132 e UNI ISO 3787. Il resoconto della prova riporta oltre al carico di rottura il grafico carichi-deformazioni.
7. PROVE SU VETRI PIANI STRATIFICATI
Scopo:
Verificare l’incollaggio degli strati dopo che il provino è stato sottoposto ad una prova di urto.
Metodica:
Norma UNI EN ISO 12543. Il provino appoggiato sul supporto di prova viene ripetutamente colpito da una sfera di acciaio che cade liberamente da altezze progressivamente crescenti fino ad un massimo di 10 metri. Si determina l’altezza di caduta per la quale si verifica lo sfondamento del campione.
Scopo:
Verificare la resistenza del campione alla azione di un carico concentrato trasmesso da un punzone metallico.
Metodica:
Norma UNI EN 12150-1. Sul provino appoggiato sul supporto di prova si applica — per mezzo di un punzone — un carico crescente per gradi fino a provocare la rottura delle lastre.
8. PROVE SU PVC PER PERSIANE AVVOLGIBILI
8.1 Determinazione dello spessore
Scopo:
Determinare l’effettivo valore dello spessore delle stecche profilate.
Metodica:
Norma UNI 8772. Nel punto di mezzo delle 5 provette si misura lo spessore con precisione di 1 mm. Il risultato viene espresso indicando il valore minimo ed il massimo ottenuto sui 5 provini.
8.2 Determinazione dell’altezza
Scopo:
Determinare il valore dell’altezza del profilo.
Metodica:
Norma UNI 8772. La determinazione viene eseguita su n. 5 provette accostate e serrate tra loro. Si misura con precisione di 5 mm la distanza tra le due linee corrispondenti alle 3 provette intermedie ed il risultato diviso per 3, è l’altezza cercata.
8.3 Determinazione del peso per unità di superfìcie
Scopo:
Determinare il peso/mq di n. 5 provette accostate e serrate tra loro.
Metodica:
Norma UNI 8772. Il peso per unità di superfìcie si determina pesando con precisione di 1 g 5 provette ed il risultato diviso per la superficie di prova, da il valore cercato.
Scopo:
Verificare la capacità del provino a resistere opportunamente ad un carico applicato in mezzeria.
Metodica:
Norma UNI 8772. Mediante una prova di flessione, eseguita sul provino appoggiato sulla specifica apparecchiatura utilizzata, viene determinata la freccia di inflessione sia sulla faccia esterna che intema della stecca in esame.
Scopo:
Verificare la resistenza all’urto dei provini dopo trattamento a freddo.
Metodica:
Norma UNI 8772. Dopo trattamento a O °C le provette vengono sottoposte ad urto provocato da una massa battente che cade da un metro. La prova si esegue su n. 20 provette. Il risultato è espresso dal numero di provette rotte; se tutte superano la prova la resistenza all’urto viene indicata come magiore di 0,5 Kgm.
8.6 Resistenza all’agganciamento
Scopo:
Verificare la bontà del sistema di agganciamento tra una stecca e la successiva.
Metodica:
Norma UNI 8772. La prova si esegue su tré stecche lunghe 50 mm agganciate tra loro. Il provino cosi preparato viene inserito tra i morsetti di un dinamometro e sottoposto a tra- zione. Si ricava il carico per cui si verifica la rottura del provino.
8.7 Determinazione della temperatura di rammollimento
Scopo:
Verificare a quale temperatura si verifica il rammollimento del PVC costituente il campione in esame.
Metodica:
Norma UNI 8772. Una provetta ricavata dal campione in esame viene sottoposta ad un aumento crescente di temperatura fino a che un ago cilindrico di diametro 1 mm, inizialmente appoggiato sulla sua superficie, possa penetrarla. Come risultato si indica la temperatura alla quale si verifica l’affondamento (grado Vicat).
Scopo:
Verificare le variazioni dimensionali e di forma dopo trattamento a caldo.
Metodica:
Norma UNI 8772. Vengono determinate le variazioni di lunghezza tra due linee traguardate sui provini dopo che questi sono stati immersi per 1 ora in acqua a 80 °C. Come risultato vengono riportate le variazioni dimensionali e le eventuali deformazioni.
Scopo:
care la capacità dell’avvolgibile chiuso ad oscurare opportunamente l’ambiente interno.
Metodica:
Norma UNI 8772. L’opacità viene controllata esponendo la superficie esterna del telo ad una sorgente luminosa artificiale. Il campione viene dichiarato opaco se le provette — osservate dall’interno di una apparecchiatura di prova — non consentono di intravedere una striscia di nastro nero posto sulla superiicie esterna del provino.
Scopo:
Misurare la quantità di aria che passa attraverso i giunti mobili e fissi di una finestra chiusa quando le due superfici — esterna ed interna — sono in condizioni di pressioni differenti.
Metodica:
Norma UNI EN 1026. Le differenze di pressione simulano l’effetto del vento contro la facciata dell’edificio e precisamente di venti a velocità comprese tra 45 e 100 km/h. Anche venti relativamente deboli e frequenti nei tessuti urbani possono determinare in corrispondenza di edifici situazioni di pressione e depressione rilevanti sia per la forma particolare dei volumi costruiti sia per la loro disposizione relativa. La permeabilità all’aria di una finestra è indicativa di molti comportamenti ed in particolare ad es. dell’isolamento termico.
Una finestra che lascia passare aria implica maggiori costi per il riscaldamento degli edifìci o per il loro condizionamento estivo, disagio per gli utenti e difficoltà di ottenere nei vani abitabili temperature uniformi. Valori della premeabilità superiori a 7 MC/H/M, alla pressione di 100 Pascal annullano in pratica il beneficio di avere vetrate doppie o vetri a intercapedine isolante. La pernieabilità all’aria è anche un indice diretto della capacità di isolamento acustico di una finestra. Il beneficio derivante dall’impiego di vetri speciali (molto pesanti) viene completamente annullato da serramenti che non abbiano una ottima tenuta all’aria. La prova viene eseguita sottoponendo la superficie esterna a pressioni crescenti per gradi fino a 600 Pascal. Per ogni intervallo di pressione vengono misurati i MC/H di aria che passano attraverso i giunti apribili dell’infisso. Al termine della prova i valori ottenuti vengono riportati su un grafico che evidenzia le possibili classi di valutazione della tenuta all’aria. Dal grafico quindi si ricava la classificazione della finestra provata. Non sempre un infìsso a tenuta “stagna” è considerato favorevolmente.
Nota:
Si invita il gentile cliente a rispettare le indicazioni seguenti nella preparazione del campione da sottoporre a prova presso il ns. laboratorio.
Realizzare una cornice perimetrale all’infisso, di spessore pari a 3-4 cm e profondità pari a 30-35 cm, come, riportato nel disegno schematico seguente, ponendo particolare attenzione nella sigillatura di tutti i bordi interni.
Scopo:
Questa prova consente di verificare a quale sovrapressione d’acqua e dopo quanto tempo di esposizione alla pioggia battente si verifìcano infiltrazioni d’acqua su parti non progettate per essere, bagnate.
Metodica:
Norma UNI EN 1027. La prova è particolarmente severa in quanto la pioggia battente “naturale” ha un comportamento diverso e meno impegnativo per le finestre di quello realizzabile in laboratorio. Le pressioni di prova vanno da O a 500 Pascal (15 minuti di esposizione alla pioggia a O Pascal e 5 minuti per ogni pressione successiva). La pioggia viene realizzata mediante un velo d’acqua pressocché continuo che scende su tutta la superficie dell’infìsso in esame (circa 2 litri d’acqua al minuto per mq di superfìcie apribile). La tenuta all’acqua è una caratteristica fondamentale dei serramenti esterni in quanto i danni provocati da infiltrazioni d’acqua sia sugli arredi che sui componenti adiacenti possono essere gravi e tali da compromettere la durata degli edifìci o comportare costose operazioni di ripristino. La normativa prevede la suddivisione della tenuta, ali’acqua in 4 classi riferite al limite di tenuta.
Nota:
Si invita il gentile cliente a rispettare le indicazioni riportate al paragrafo precedente nella preparazione del campione da sottoporre a prova presso il ns. laboratorio.
9.3 Resistenza al carico del vento
Scopo:
Consente di misurare le deformazioni e gli spostamenti degli elementi costituenti le finestre sotto l’effetto di pressioni simulanti il carico del vento.
Metodica:
Norme UNI EN 12211 e direttive comuni UEATC. La sequenza di prova prevede prima l’applicazione di una pressione PI derivata dalla normativa che permette di determinare la deformazione netta, ad es. del montante con maniglia, poi vengono applicate una serie di pulsazioni ad una pressione pari a 0,8 PI (detta P2) e successivamente vengono applicate 3 pulsazioni ad una pressione P3 pari a 1,8 PI. La prova alla pressione P3 è resa necessaria dal fatto che la pressione del vento potrebbe in sede locale raggiungere valori molto superiori a quelli considerati come base per il calcolo strutturale degli edifici. Al termine delle 3 prove menzionate è possibile dare una classificazione dell’infisso.
9.4 Resistenza al carico statico
Scopo:
Verificare la resistenza meccanica dell’anta sottoposta all’azione di un carico applicato sulla base in corrispondenza del montante con maniglia.
Metodica:
Norma UNI EN 107. Sull’anta aperta a 90 gradi e bloccata in questa posizione viene applicato un carico statico di 40 Kg. Si misura l’abbassamento di quota del punto della base dell’anta a cui è stato applicato il carico.
9.5 Resistenza al carico dinamico
Scopo:
Verifìcare la resistenza dell’anta sottoposta ad un carico improvviso.
Metodica:
Norma UNI EN 107. Le modalità di prova sono simili alle precedenti tranne che il carico (questa volta di 13 Kg) viene applicato in modo rapido facendo in modo che il peso, prima di gravare sull’anta, cada liberamente per 10 cm.
Scopo:
Verifìcare la resistenza meccanica e la bontà dell’ancoraggio delle cerniere.
Metodica:
Norma UNI EN 107. L’anta con maniglia viene aperta per circa 7 gradi e così bloccata per mezzo di un cuneo posizionato sulla traversa inferiore. Si applica, sulla maniglia, una forza che tende a chiudere l’anta e si nota quindi il comportamento delle cerniere sottoposte ad una forza che tende a strapparle dal loro alloggiamento.
9.7 Resistenza alle sollecitazioni da utenza normale
Scopo:
Verificare, dopo un certo numero di cicli di , apertura e chiusura, la funzionalità dell’infisso.
Metodica:
Norma UNI EN 107. Le finestre vengono sottoposte a cicli di apertura e chiusura ripetuti mediante opportuni cinematismi. Durante la prova si osserva il comportamento dei campioni e si registrano le eventuali anomalie. E indicativa della solidità costruttiva delle finestre, dei loro accessori di manovra e di movimento. La prova consente inoltre di avere una simulazione di durata relativamente comparabile alla realtà e di giudicare la loro capacità di mantenere nel tempo le caratteristiche di prestazione fondamentali.
9.8 Permeabilità all’aria e tenuta all’acqua su infìssi posti in opera
Scopo:
Verificare le caratteristiche dell’infìsso dopo che questo è stato posto in opera.
Metodica:
La procedura di prova è simile a quella seguita in laboratorio utilizzando però una apparecchiatura portatile in grado di realizzare le pressioni indicate dalla norma UNI EN 1026 (permeabilità all’aria) e alla UNI EN 1027 (tenuta all’acqua). Queste prove consentono di verificare la permeabilità all’aria e la tenuta all’acqua del complesso fìnestra-parete e “supponendo che la posa in opera sia eseguita a regola e che non ci siano perdite dalla parete” indica di quanto l’infisso risenta della posa in opera.
10.1 Resistenza nel piano del battente
Scopo:
Verifica della resistenza meccanica dell’anta e delle cerniere.
Metodica:
Direttive UEATC. Il battente, aperto a 90 gradi, è così bloccato. Viene applicato alla maniglia in maniera progressiva un carico verticale di 50 Kg. Il carico è mantenuto per 5 minuti. Si misurano le deformazioni massime sotto carico e, successivamente quelle residue un minuto dopo aver tolto il carico.
10.2 Resistenza allo svergolamento
Scopo:
Verifica della resistenza dell’anta sottoposta ad un carico che tende a svergolarla.
Metodica:
Direttive UEATC. Viene immobilizzato l’angolo superiore libero del battente e si applica alla maniglia perpendicolarmente al piano del battente e nel senso di apertura un carico crescente per gradi fino a 40 Kg. Si misurano le deformazioni al livello della maniglia e dell’angolo libero poi ancora le deformazioni residue dopo lo scarico. La porta non deve risultare deteriorata ed in particolare la deformazione residua deve essere trascurabile perché le manovre di apertura e chiusura non risultino alterate.
10.3 Resistenza alle chiusure brusche
Scopo:
Verifica della resistenza della porta sottoposta a chiusure brusche ripetute.
Metodica:
Direttive UEATC. La porta viene normalmente montata col suo telaio completo. Aperta poi a 60 gradi viene messa in movimento di chiusura per effetto di una forza di 15 Kg che agisce perpendicolarmente al piano del telaio e sospesa nel momento in cui si ottiene la chiusura. Dopo 10 urti successivi la porta non deve mostrare alcun deterioramento.
Scopo:
Verificare la resistenza del battente all’urto provocato da un corpo molle.
Metodica:
La prova è eseguita su una porta completamente montata in un telaio ed in posizione chiusa. Un sacco di tela cilindrico del peso di 30 Kg viene lasciato cadere con moto pendolare da una altezza di 20 o 40 cm sulla superficie della porta. Dopo ogni urto si notano le degradazioni visibili e l’eventuale degrado permanente. Dopo la serie di tré urti ha luogo un esame approfondito per scoprire eventuali deterioramenti interni.
Scopo:
Verificare la resistenza agli urti provocati da una biglia di acciaio.
Metodica:
Direttive UEATC. Gli elementi costitutivi della porta collocati orizzontalnente e semplicemente appoggiati alla loro estremità sono sottoposti, nei punti presunti di minore resistenza agli urti di una biglia di acciaio del peso di 500 gr cadente da un’altezza di 0,75 m o 2 m secondo i casi. Si prende nota dei diametri delle impronte lasciate dalla biglia ed eventualmente degli altri deterioramenti provocati.
10.6 Sicurezza alle false manovre
Scopo:
Verificare la resistenza degli elementi della porta sottoposti a false manovre.
Metodica:
Direttive UEATC. La prova è eseguita sulla porta montata sul telaio. Un cuneo di legno duro viene posto verticalmente alla parte inferiore del montante di sospensione del telaio e, successivamente, si applica sulla maniglia, perpendicolarmente al piano del telaio e nella dirczione di chiusura, uno sforzo massimo di 20 Kg. Al termine della prova si notano le eventuali deformazioni riscontrate.
10.7 Misurazione delle dimensioni e della perpendicolarità dei battenti
Scopo:
Verifica ortometrica.
Metodica:
Norma UNI EN 951. Questa norma fìssa i metodi per il controllo delle dimensioni e dei difetti di perpendicolarità dei battenti delle porte. In particolare si verifica l’altezza — la larghezza — lo spessore oltre alla regolarità degli spigoli.
10.8 Comportamento alle variazioni di umidità
Scopo:
Verifica dello stato dei campioni dopo esposizione ad umidità diverse.
Metodica:
Norma UNI EN 1294. La prova consiste nel porre i battenti delle porte per un certo periodo a climi differenti per poi controllare le variazioni della planarità generale e gli eventuali degradi risultanti.
Scopo:
Controllare la planarità della sola anta e dell’anta montata sul telaio.
Metodica:
Mediante comparatore centesimale vengono rilevate le differenze di quota tra vari punti della superficie esaminata.
Scopo:
Controllare la planarità dell’anta in zone dove si riscontra, ad occhio nudo, la maggiore ruvidità o dislivello della superficie.
Metodica:
La planarità viene misurata con un dispositivo a comparatore a registrazione su ambo le facce dell’anta. Si determina D, dato dalla differenza tra DI, massimo dislivello, e D2, mim- mo dislivello riscontrato.
10.11 Immersione della parte inferiore dell’anta
Scopo:
Verificare, dopo il trattamento, scollamenti, rigonfiamenti o spaccature degli elementi dell’anta.
Metodica:
La parte inferiore dell’anta viene immersa per tutta la sua larghezza e per una altezza di IO min in acqua a temperatura ambiente per 8 ore. Al termine della prova si esamina lo stato dell’anta.
Scopo:
Verificare il grado di resistenza alla effrazione.
Metodica:
Norma UNI 9569. Il test serve a definire la classe di resistenza opposta dalla porta a seguito di tentativi di scasso condotti da “persona esperta” utilizzando dapprima attrezzi semplici, quali cacciavite pinze, tenaglie o piede di porco, e successivamente e progressivamente fino all’utilizzo di strumenti elettrici con assorbimento massimo di 2000 W. A seconda del grado di resistenza si assegna quindi alla porta una classificazione che va dalla la (minima) alla 4a classe (massima).
11. PROVE SU PANNELLI IN GESSO
Scopo:
Verificare la resistenza del pannello all’urto provocato da un colpo molle.
Metodica:
Un sacco di tela di forma cilindrica viene lasciato cadere con moto pendolare sul pannello in esame. Vengono provocati urti con energia d’impatto di 60-120-180-240 joules e, di conseguenza, misurate la freccia istantanea e la residua. Vengono inoltre annotate fessurazioni o altre deteriorazioni verificate.
Scopo:
Verificare la resistenza del pannello ad urti provocati da un corpo metallico sferico.
Metodica:
I pannelli vengono sottoposti all’urto provocato da una sfera di acciaio del peso di 515 gr che cade liberamente da altezze progressivamente crescenti di 25 in 25 cm fino ad un massimo di 2 m. Si rilevano i diametri delle impronte lasciate dalla sfera sulla superficie del pannello ed, eventualmente, gli altri danni da essa provocati.
Scopo:
Verificare la capacità del pannello di garantire un buon ancoraggio ai dispositivi aggancio.
Metodica:
Direttive comuni UEATC. I dispositivi aggancio ai pannelli vengono sottoposti a una forza che tende a strapparli dal loro ancoraggio tale forza è progressivamente crescente fino ad un massimo di 1000 newtons.
12. VERIFICA E SCALA DI LETTURA
Scopo:
Verificare la scala di lettura dello strumento paragonato con un campione.
Metodica:
P.L. Le misurazioni vengono eseguite utilizzando un micrometro campione tipo “MGM Panter Din 863/1”. Il risultato si esprime come media di tre letture eseguite.
Scopo:
Verificare la scala di lettura dello strumento.
Metodica:
La verifica della scala di lettura del manometro viene effettuata con un banco di taratura budenberg tipo 280/H “High Ranger” a doppio campo. È possibile controllare manometri con fondo scala minimo di 1 Kg/cmq fino a 1.500 Kg/cmq.
Scopo:
Verificare la scala di lettura del comparatore dell’anello.
Metodica:
P.L. Le misure vengono eseguite mediante l’applicazione di pesi diretti oppure per carichi elevati utilizzando un dinamometro di classe 0,5.
Scopo:
Verificare la scala di lettura della chiave.
Metodica:
P.L. Le misure vengono eseguite mediante l’applicazione di pesi diretti.
Scopo:
Verificare la scala di lettura del manometro della pressa.
Metodica:
La verifica della scala di lettura del complesso viene eseguita mediante un dinamometro ad estensimetri elettrici a resistenza della Hottin ger tipo C: collegato ad una centralina Hottinger MK. Dopo 3 cicli di precarico si eseguono cinque serie di letture. Come risultato vengono riportate le letture in corrispondenza dei carichi indicati dal manometro della pressa.
Scopo:
Verificare il grado di durezza dei campioni in esame.
Metodica:
Norma UNI EN ISO 868. La prova viene eseguita con un durometro tipo Shore A. Il risultato è il valore medio di 10 letture eseguite sul provino preparato secondo quanto previsto dalla normativa.
Scopo:
Verifìcare la capacità del campione a conservare inalterate le sue proprietà dopo invecchiamento accelerato.
Metodica:
Norma UNI ISO 188. I provini vengono trattati in stufa a 70 giorni. Dopo questo condizionamento viene determinata la variazione della durezza Shore A.
13.3 Modulo di elasticità tangenziale
Scopo:
Determinare lo scorrimento orizzontale dei provini bloccati da una forza verticale (simulazione dell’effettivo impiego degli appoggi).
Metodica:
Norma UNI 10018. Sul campione bloccato da una forza verticale, opportunamente dimensionata, si provoca una spinta orizzontale tale da provocarne uno scorrimento graduale. Il risultato esprime il modulo G determinato dalla misurazione degli spostamenti relativi ad i carichi orizzontali applicati.
13.4 Determinazione della tensione di rottura
Scopo:
Verificare a quale carico si manifesta la rottura dell’armatura dell’appoggio in esame.
Metodica:
Norma UNI 100018. La tensione di rottura è determinata sottoponendo i provini ad una prova di compressione incrementando il carico con continuità e con velocità non maggiore di 100 Kg/cmq min. La tensione di rottura deve risultare almeno 6 volte la pressione massima di esercizio.
Particolare interesse è rivolto all’uso di prodotti geotessili che per la loro specifica resistenza meccanica e permeabilità all’acqua consentono la realizzazione della cosiddetta terra armata o sottofondo di contenimento sia per realizzazioni stradali o ferroviarie sia per impieghi vari in edilizia. Vengono di seguito indicate le prove che principalmente caratterizzano tale manufatto.
14.1 Determinazione dello spessore
Scopo:
Determinare lo spessore del campione indicando la pressione esercitata nella determinazione stessa.
Metodica:
Norma UNI EN ISO 5084.
14.2 Determinazione del peso/m2
Determinare lo spessore del campione indicando la pressione esercitata nella determinazione stessa.
Metodica:
Norma UNI EN ISO 5084. Si determina il peso di n. 3 provini di dimensioni 10×10 cm.
14.3 Trazione – Metodo di Grabb
Determinare la resistenza del tessuto sottoposto ad una prova di trazione utilizzando provette di dimensioni maggiori di quelle dei morsetti simulando così un’azione di strappamento del tessuto stesso.
Metodica:
Norma UNI EN ISO 13934-2.
Scopo:
La prova permette di determinare la resistenza meccanica a trazione del campione ed il suo allungamento a rottura.
Metodica:
Norma UNI EN ISO 13934-1 e UNI EN 29073-3.
14.5 Resistenza alla perforazione con il metodo della sfera
Scopo:
Determinare la resistenza alla perforazione provocata da una sfera di 20 mm di diametro.
Metodica:
Norma UNI 5421.
14.6 Permeabilità radiale all’acqua
Scopo:
La prova permette di stabilire la velocitaci efflusso dell’acqua costretta a passare attraverso un provino, costituito da dischi ricavati dal campione in esame sovrapposti e pressati con carico uniforme noto.
Metodica:
Norma UNI 8279-13.
EN 101 – DUREZZA SUPERFICIALE SECONDO LA SCALA MOHS (estratto)
1) Metodo applicabile a tutte le piastrèlle di ceramica.
2) La prova deve essere effettuata su almeno 3 piastrelle.
3) La superficie della piastrella da esaminare viene graffiata manualmente con lo spigolo appuntito di ciascun minerale della scala Mohs per 4 volte applicando uno sforzo uniforme.
4) La durezza di ciascuna piastrella di prova è quella del minerale conia più alta durezza nella scala Mohs che non produce più di un graffio.
Scala Mohs
1. Talco; 2. Gesso; 3. Calcite; 4. Fluorite; 5. Apatite; 6. Feldspato; 7. Quarzo; 8. Topazio; 9. Corindone: 10. Diamante.
1. PROVE SU PIASTRELLE SMALTATE
3. PROVE SU RIVESTIMENTI PLASTICI CONTINUI
3.5 Adesione dopo semplice stagionatura
3.7 Strappo dopo ciclo acqua calore
3.8 Strappo dopo ciclo acqua gelo
4. PROVE SU MEMBRANE BITUMINOSE
5. PROVE SU ADESIVI PER PIASTRELLE DA RIVESTIMENTO
5.1 Determinazione del pot-life
5.2 Determinazione del film superficiale
5.3 Determinazione del tempo aperto
5.4 Scivolamento su parete verticale
5.8 Adesione dopo risalita di umidità
5.9 Adesione dopo l’azione del calore
5.10 Adesione dopo cicli acqua calore
6.1 Flessione radiale e/o tangenziale
6.2 Compressione radiale e/o tangenziale
7. PROVE SU VETRI PIANI STRATIFICATI
8. PROVE SU PVC PER PERSIANE AVVOLGIBILI
8.1 Determinazione dello spessore
8.2 Determinazione dell’altezza
8.3 Determinazione del peso per unità di superficie
8.6 Resistenza all’agganciamento
8.7 Determinazione della temperatura di rammollimento
9.3 Resistenza al carico del vento
9.4 Resistenza al carico statico
9.5 Resistenza al carico dinamico
9.7 Resistenza alle sollecitazioni da utenza normale
9.8 Permeabilità all’aria e tenuta all’acqua su infissi posti in opera
10.1 Resistenza nel piano del battente
10.2 Resistenza allo svergolamento
10.3 Resistenza alle chiusure brusche
10.6 Sicurezza alle false manovre
10.7 Misurazione delle dimensioni e della perpendicolarità dei battenti
10.8 Comportamento alle variazioni di umidità
10.11 Immersione della parte inferiore dell’anta
11. PROVE SU PANNELLI IN GESSO
12. VERIFICA E SCALA DI LETTURA
13.3 Modulo di elasticità tangenziale
13.4 Determinazione della tensione di rottura
14.1 Determinazione dello spessore
14.2 Determinazione del peso/m2 14.3 Trazione – Metodo di Grabb
14.5 Resistenza alla perforazione con il metodo della sfera
14.6 Permeabilità radiale all’acqua
EN 101 – DUREZZA SUPERFICIALE SECONDO LA SCALA MOHS (estratto)